Nuova Zelanda

26 ore di viaggio, due tramonti e due albe, 10 ore di fuso, dalla primavera all’autunno, per 10 giorni nel paese più lontano che si può.
Un amore a 18.000km di distanza
Non amo molto parlare pubblicamente delle mie questioni di cuore, ma mi verrebbe difficile altrimenti raccontare di questo viaggio toccata e fuga letteralmente dall’altra parte del mondo.
Angelina, effettivamente farsi 26 ore di viaggio per andare in un posto fighissimo e starci solo 10 giorni è un po’ da matti!!
Eh lo so. Ma l’amore può avere grande forza, no??
Mi trovavo in Australia quando, dopo 3 mesi praticamente in solitaria, la mia strada si incrociò con quella di Dan, un ragazzo inglese che era partito dall’Inghilterra 3 anni prima, il famoso cicloturista esperto con il quale condivisi una parte del mio viaggio.
Dan era spensieratezza, esperienza, era inglese (quella lingua che mia aveva fatto venire tanto mal di testa nei mesi precedenti e che a volte mi faceva sentire isola, non riuscendo a parlarlo benissimo). Era curioso, positivo e nonostante i 3 anni di viaggio, non mancava di stupirsi di tutto quello che questo immenso continente aveva da offrirci.
Interessante e con un sacco di aneddoti da raccontare, sarei stata ore ed ore a raccontarlo.
Ma sopra ogni cosa mi faceva sentire speciale. Non smetteva di ricordarmi quanto fossi stata coraggiosa e intraprendente. Io che mi sentivo ancora piena di paure e lui che mi diceva che proprio per questo ero da ammirare. Perché nonostante tutto non mi arrendevo mai.
Pensavo proprio che fosse arrivato nel momento giusto. Mi sentivo come nel famoso libro Mangia, Prega, Ama.
Alla fine del mio viaggio, che era stato sopratutto un viaggio interiore e di crescita, avevo incontrato una persona che come uno specchio rifletteva la nuova e vera Angela, mettendone in risalto con dolcezza le fragilità, e poi le sue qualità e i suoi punti di forza, come mai nessuno aveva fatto.
Era il perfetto esempio della ciliegina sulla torta.
Vabè Angelina, ma non avevi detto che non ti piaceva parlare di queste cose?
Ehm sì, hai ragione, ma era per farvi capire, no??
Beh, riassumendo, io da 4 mesi ero tornata in ufficio, ma il cuore era sempre accanto quello di Dan che invece stava percorrendo da sud a nord la terra dei kiwi. E così attaccando un po’ di ferie ai vari ponti, raccolsi quasi 2 settimane, non proprio ideali per un viaggio così lontano, ma perfette per rivederlo.
Ritorno alla natura

Della Nuova Zelanda purtroppo ho visto pochissimo. Avendo pochi giorni a disposizione e spostandoci in bicicletta, Dan mi aveva proposto di visitare la Coromandel Peninsula, una penisola montagnosa lunga circa 85 chilometri situata nel nord-ovest dell’Isola del Nord.
Per me la cosa più bella era il ritorno alla natura. Lì però non era così selvaggia e arida come l’Australia, e non era facile nemmeno fare campeggio libero, perché molti terreni erano recintati.
Finalmente però, rispetto all’Australia, potevo camminare a piedi scalzi, lasciare aperta la tenda, non controllare sempre le scarpe prima di indossarle: in Nuova Zelanda non ci sono animali particolarmente pericolosi per l’uomo.
A proposito di fauna e natura: sapete che una volta in Nuova Zelanda non c’erano mammiferi? Vennero portati dalle navi europee e furono subito un problema perché mangiavano le uova degli uccelli che a differenza degli altri paesi, lì le deponevano a terra.
E poi prima di entrare nei parchi naturali bisogna pulirsi le scarpe per salvaguardare gli immensi e centenari Kauri trees.

Cambiare la propria vita
Quei giorni ovviamente volarono, e quel viaggio mi lasciò ancora più voglia di cambiamento.
Era difficilissimo stare seduta in ufficio e guardare fuori dalla finestra senza fantasticare. Convinta che tutto in fondo sarebbe andato nel modo giusto, di lì a poco decisi di licenziarmi. Avrei lavorato come guida in bici per tutta l’estate e finalmente poi mi sarei riunita a Dan.
Le cose andarono diversamente. Mi sono licenziata, ma ora faccio la free lance e vivo a Barcellona. Forse ora non sarei qui a scrivere questo post da Barcellona. O forse ne avrei scritto un altro. O forse…
Beh, non importa, come diceva Marta, quando avevo paura di partire: per ogni vita che scegli, ce ne sono cento altre che non vivi.
Non sapremo mai quello che ci siamo persi, e non sappiamo nemmeno quello che ci aspetta nel futuro. Per questo è importante vivere qui ed ora e soprattutto, scegliere.

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